Pc del futuro: via i chip, spazio ai neuroni

La costruzione dei pc del futuro passa attraverso un gran numero di novità. Una di queste è sicuramente quella che prevede la sostituzione dei chip in silicio, al cui posto ci saranno degli organoidi di cervello umano, ovvero delle vere e proprie versioni in miniatura di cervello. Si tratta di una scelta che porterà i computer ad essere estremamente più veloci rispetto a quelli attuali, ma saranno anche molto più flessibili, senza dimenticare come si abbasserà il livello dei consumi di energia.

La proposta di realizzare dei biocomputer con dei veri e propri organoidi intelligenti, arrivando da un vero e proprio team di ricercatori, a cui capo c’è Lena Smirnova, che lavora presso l’Università John Hopkins. Un progetto che ha trovato spazio sulla ben nota rivista Frontiers in Science.

Fino a questo momento si tratta solamente di teoria, dato che è solo un’idea, ma è chiaro che fa una certa impressione provare a immaginare, ovviamente in prospettiva, come in futuro potrebbe essere realizzata una nuovissima generazione di pc bio-ispirati.

In questi ultimi anni, gli organoidi sono finiti nel mirino degli studi di tanti scienziati. Di cosa si tratta? Di repliche, in scala evidentemente ridotta, di organi umani, in grado di svilupparsi in tutte e tre le dimensioni in maniera in tutto e per tutto autonoma. Come dicevamo, negli ultimi anni gli organoidi sono diventati base importante per la ricerca, visto che tanti team di scienziati li hanno considerati come vera e propria base per lo studio di organi umani, oppure come strumento utili in fase di realizzazione di nuovi farmaci.

Ebbene, questa nuova idea che è stata avanzata e lanciata da dei ricercatori americani è chiaro che va a sfondare un muro e lascia alle sue spalle una prospettiva decisamente interessante. Gli organoidi di cervello, infatti, non sono altro che delle copie, chiaramente con le dovute proporzioni, dei cervelli degli esseri umani. Non solo, dato che già diverse ricerche hanno messo in evidenza quanto questi organoidi abbiano la capacità di avere delle interazioni, chiaramente molto basiche, con dei dati e informazioni che arrivano dall’esterno. Qualche esempio? I ricercatori sono stati in grado di farli giocare al pc a Pong. Insomma, allora può essere davvero che quella pazza idea di usare gli organoidi anche per realizzare dei computer potrebbe non essere così fuori dal mondo? Le potenzialità di pc creati in questo modo sarebbero formidabili, guadagnando sia in termini di flessibilità che dal punto di vista della velocità.