Giù le mani da Linux

…E così Google ha perso la causa su alcuni sorgenti Linux presenti nella distribuzione di Android di BigG.

In effetti, i questo periodo si assistono non a confronti di carattere tecnologico finalizzati a proporre soluzioni innovative e interessanti, ma le aziende preferiscono confrontarsi nelle aule dei tribunali perchè, con molta probabilità, costa di più investire che fare ricerca tecnologica.Secondo alcune informazioni diffuse da OSSblog si apprende che Google ha perso una causa legale presso un tribunale dello stato del Texas (USA) rea di aver infranto un brevetto regolarmente depositato presso le autorità competenti della Bedrock Compuetr Technologies.

Google ha dovuto pagare una penale di circa cinque milioni di dollari alla società texana.

Il brevetto della società texana è stato contrassegnato dal numero di protocollo come 5.893.120 è stato registrato nel 1997 intitolato come  Methods and apparatus for information storage and retrieval using a hashing technique with external chaining and on-the-fly removal of expired data.

Il codice, secondo il dibattimento, è anche presente in Linux, dove tra l’altro Google ha attinto, ed è questo il vero problema. In effetti, la società texana intenderebbe citare anche altri colossi inclusi PayPal, Amazon, Yahoo o MySpace.

Secondo la società dello stato del Texas tutti i kernel di Linux, dalla versione 2.4.22 e 2.6.25, conterebbe codice sorgente di proprietà della società americana.

In realtà, chi ha messo codice di Bedrock nel kernel di Linux se non la società stessa? Google non fa profitti diretti dal kernel di Linux perchè Android, suite software che contiene tra l’altro Linux, è liberamente distribuito e prelevabile senza nessun costo aggiuntivo.

Non è che si vuole difendere Google ma è anche vero che non è possibile pensare di fare profitto con il software open source liberamente distribuito senza servizi aggiuntivi.

Google, da parte sua, ha promesso di tutelare la comunità open source da questa assurda vicenda: vedremo e… penso che ne vedremo di belle.