Da Nec il taglio del prezzo dei suoi chip USB 3.0

Nec ha finalmente deciso: taglia il prezzo dei suoi controller di prima e seconda generazione per USB 3.0.

In effetti, visto che tra qualche mese NEC proporrà i suoi nuovi chip, la terza generazione di controller, su USB 3.0 ha deciso di ridurre il costo di quelli attuali.

I nuovi chip dovrebbe essere disponibili dai primi mesi del 2011 ad un prezzo, si stima, di almeno $2.

Secondo alcuni analisti di mercato, tra cui digitimes, le richieste di chip su USB 3.0 si faranno pesantemente sentire nel prossimo anno. In effetti, si passerà da una richiesta attuale, circa 20 milioni di pezzi nel 2010, ad un raddoppriocon almeno 40 milioni previsti nel 2011.

La maggior parte delle società di sviluppo su chip USB 3.0 hanno sede in Taiwan. In effetti, sull’isola hanno sede i vari ASMedia Technology, gruppo Asustek Computer, VIA Technology, Etron Technology e US-based Fresco Logic.

ASMedia propone i suoi chip USB 3.0 ad un prezzo che oscilla tra $1.7-1.8 (in base al quantitativo richiesto). In questo contesto NEC ricopre una posizione privilegiata; infatti, è una delle prime società che ha proposto la nuova interfaccia USB 3.0 e di conseguenza occupa una posizione di mercato di indubbio interesse.

Le due isole a confronto. Nec, costruttore giapponese di soluzioni ad alta tecnologia, e una platea vasta di numerose società con sede a Taiwan: è questo lo scenario che ci attende nei prossimi mesi.

Le tre società di Taiwan hanno superato la certificazione USB-IF e i loro chip in versione SuperSpeed, USB 3.0, saranno presentati nei mesi tra ottobre e novembre.

Nec, in questo particolare segmento, occupa uno share dell’90% e la sua politica dei prezzi potrebbe anche condizionare le scelte delle sue concorrenti.

La terza generazioni di chip USB 3.0 dovrà contribuire, in maniera incisiva, alla definizione di maggiori prestazioni e, nel contempo, dovrà sensibilmente ridurre i consumi.

E pensare che qualcuno non credeva nella nuova tecnologia su USB 3.0 (vedi Intel) preferendo fare altri investimenti magari in settori dove storicamente Intel non è mai stata forte.